Come ormai sanno tutti i pesci e gli altri abitanti del mare non sono nelle migliori condizioni. A causa dell'eccessivo sfruttamento la pesca sta trasformando i nostri mari in deserti. L'uso dissennato di fertilizzanti in agricoltura, l'inquinamento sregolato, i continui disastri petroliferi e infine il cambiamento climatico in atto stanno rischiando di compromettere quella che a tutti gli effetti è la madre della vita su questo pianeta, e la base di tutte le risorse. L'oceanosfera è inoltre componente principale e essenziale del clima della Terra.(*)
Dobbiamo trovare una soluzione a questi problemi decisivi per il futuro.
Per quanto riguarda la pesca una potenziale risorsa "sostenibile" è fornita dall'allevamento.
Sempre più specie di pesci si rivelano adatte ad essere allevate nel mare, mentre, per altre specie meglio sarebbe abbandonare la questione: pesca e allevamento entrambi non sono sostenibili nel caso del salmone e, probabilmente anche nel caso dei tonni.
Invece per il branzino, per esempio, o per l'orata le cose vanno decisamente meglio.
Ma anche per i gamberetti, stando a questo articolo apparso su L'Espresso del 22 luglio 2010

Salmoni rossi del Pacifico risalgono la corrente per deporre le uova.
Gamberetti ecocompatibili
Possono i gamberetti diventare i polli del mare senza danneggiare gli oceani? Se lo chiede
`Science" nel titolo di un articolo sull`inquinamento causato da questi allevamenti. ll caso
dei gamberetti, allevati tradizionalmente in Asia e in America Latina e ormai diventati la
specie da acquacoltura più venduta al mondo dopo la carpa e la tilapia, sta facendo scuola.
La produzione, che valeva 100 mila tonnellate nel 1980, è salita a 3 milioni nel 2007. Ma
questo sviluppo ha causato una crisi ambientale di enormi proporzioni. Per moltiplicare le
vasche gli allevatori, con il consenso dei governi, hanno distrutto enormi estensioni di foreste
di mangrovie e hanno costruito una fitta rete lungo le coste in Thailandia, nelle Filippine,
in Indonesia e in Ecuador. Ma gli animali allevati nelle vasche - stretti più dei polli in batteria
- producono una quantità inverosimile di materiale organico inquinante. Per molti anni questo
liquame è stato smaltito direttamente nell`acqua delle baie limitrofe, che poi rientrava nelle
vasche contaminandole.
Ma una malattia devastante ha obbligato gli allevatori ad affrontare il problema e cambiare
strada. Nel 1993 un virus, il Wssv (white spot syndrome virus) distrugge migliaia di
allevamenti, fa crollare la produzione: gli allevatori devono per questo ripensare le tecniche
produttive utilizzando vivai biologicamente protetti, isolando le singole vasche in modo
da evitare il contagio, e soprattutto aerando le vasche con ossigeno che distrugge gran parte
dei liquami e rigenera le deiezioni nelle vasche creando nuovo cibo per i gamberetti. Negli
anni le tecniche sono state perfezionate, e oggi l`aggiunta di farina di frumento nelle vasche
consente ad alcuni batteri di convertire l`ammonio dei liquami prodotti dai gamberetti in
proteine nutrienti che diventano il cibo principale dei gamberetti. Per gli allevatori tramutare
i liquami in cibo è come trasformare il fango in oro, sia perché alleggerisce il problema
dell`inquinamento, sia perché riduce del 50 per cento il bisogno di proteine supplementari per
nutrire i gamberetti. Insomma, per risolvere i problemi ecologici è stato necessario convincere
i gamberetti a nutrirsi delle proprie feci. Un`idea geniale che dà sollievo all`ambiente.
(*)Per approfondire questo aspetto fondamentale leggi:
Sos Oceani